Ex Macello di Via Cornaro: per tutti o solo per gli amici dell'assessore?
10 luglio 2021
Leggiamo come fosse uno dei 99 Esercizi di Stile di R. Queneau la risposta che l'Assessore Colasio offre alla nostra lettera, che abbiamo indirizzato al Sindaco di Padova e per conoscenza alla stampa, finalizzata a denunciare l'uso degli spazi esterni dell'ex Macello di Via Cornaro a discrezione delle Associazioni amiche dell'Assessore e di una parte dell’Amministrazione. Cosa c'entra Queneau? Le retoriche utilizzate dall'Assessore, per la verità non così sofisticate, riescono ogni volta che si rapporta alla CLAC a configurare una realtà che non ha a che fare per nulla con i fatti avvenuti, ma che al lettore ignaro può risultare del tutto plausibile.
Ci fa piacere che da questa versione del racconto "Cosa accade all'ex Macello di Via Cornaro" emerga con chiarezza che "lì dentro si devono fare attività aperte a tutta la cittadinanza" (così dice l’Assessore). Lo abbiamo affermato in altre circostanze e lo ribadiamo: anche noi, Associazioni della CLAC che non sono considerate di pregio tanto quanto le altre già attive nell'area, siamo disponibili a fruire di questi spazi e a offrire le nostre attività, così come abbiamo fatto per più di quarant'anni.
Rispetto al racconto, ci tocca fare qualche puntualizzazione.
Innanzitutto i fondatori della CLAC. La CLAC è stata fondata il 6 giugno 1975 da 18 associazioni - non persone. Se l'Assessore Colasio si riferisce al Sig. Sannevigo, chi nella CLAC ha agito sin dall'inizio riferisce che il Sig. Sannevigo - il cui ruolo e presenza nel Nuovo Planetario di Padova ci risultano tuttora inspiegabili dal momento che il comitato di gestione del Planetario è decaduto da anni - non ha mai dato alcun contributo alla fondazione della CLAC. Non ci stupisce, d'altra parte, se consideriamo che la CLAC, Comunità per le Libere Attività Culturali, si fonda su principi quali la democraticità dei processi decisionali, il riconoscimento di pari dignità a tutti i suoi aderenti e il garantire la libertà di espressione. Viste le modalità interattive del Sig. Sannevigo, appare chiaro che il "rispetto" e il "riconoscimento" dell'altro non costituiscono esattamente due elementi nucleari del suo agire.
In secondo luogo, l'associazione Accademia dell'affresco (ex Arte e Vita) ha sempre continuato a frequentare il Parco e i locali interdetti a dispetto del divieto comunicato dalla Polizia Locale: lo abbiamo segnalato più volte, anche un anno fa, a sindaco, assessori e anche al Prefetto di Padova, pure sui giornali. Ed è tuttora in possesso delle chiavi del cancello carraio, che le altre Associazioni della CLAC non hanno. A quale titolo questa Associazione dispone delle chiavi?
In terzo luogo: la collezione di calcolatori a cui il Club UNESCO di Padova (f. 1989) ha dato vita, per la grandissima parte tramite l'opera di Francesco Piva, e di cui si fa menzione nell'articolo, abbiamo già ampiamente illustrato perché essa non debba essere chiamata "la collezione di Francesco Piva" in quanto il Club UNESCO e Francesco Piva stesso vollero che fosse intestata – e le targhette che identificano ogni macchina lo dicono chiaramente – al Museo Didattico di Storia dell'Informatica dell'Operazione "Amici dei Tesori del Mondo" della Federazione Mondiale delle Associazioni, Centri e Club UNESCO (FMACU), Operazione Internazionale che fu parte integrante e attiva del Laboratorio Culturale della CLAC (https://www.clacpd.org/news/2020/museo-fmacu-quando-i-giornali-parlano-della-clac).
Per finire: in merito alle magnifiche sorti e progressive degli spazi dell'ex Macello di Via Cornaro, ricordiamo che abbiamo offerto all'Amministrazione la disponibilità di finanziare con 500.000 Euro la creazione di una Fondazione di Partecipazione con il Comune di Padova, proposta caduta nel vuoto senza nemmeno un "No, grazie" (https://www.clacpd.org/documents/communication/external/proposta-all-amministrazione-comunale-per-una-fondazione-di-partecipazione/view) nonché la disponibilità come CLAC ad essere parte attiva nel processo di partecipazione che su quello spazio dovrebbe aprirsi a seguito dell'esito del progetto PINQUA. Ci piacerebbe, su questo, davvero avviare un percorso serio e di fiducia.
Nel frattempo le Consociate della CLAC perseverano a coltivare con passione l'Orto Biologico nel fazzoletto di area demaniale antistante la palazzina di Via Cornaro 1 B e a riunirsi almeno due/tre volte a settimana sotto il portico dell'ex Macello, guardando il cortile attraverso i cancelli chiusi e aperti solo per pochi.