Museo FMACU-UNESCO
La collezione di Elaboratori elettronici, iniziata alla fine degli anni Settanta del 20° Secolo, consta oggi (2021) complessivamente di qualche migliaio di pezzi,tra calcolatori veri e propri, accessori e periferiche, alcuni dei quali sono stati definiti veri "quadri d'autore" dagli esperti dell'Università di Padova, per sottolinearne il valore. Tra questi è conservato anche qualche elemento di uno dei primi calcolatori elettronici a valvole costruito in Italia, realizzato proprio a Padova alla fine degli anni Cinquanta e chiamato la Macchina di Statistica perché fu destinato ad attività di calcolo presso la Facoltà dell'Ateneo patavino. La Macchina di Statistica era la sorella minore della più nota Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP) attualmente conservata nel Museo degli Strumenti per il Calcolo della Fondazione Galileo Galilei di Pisa il quale, in una singolare analogia con Padova, ha sede anch'esso presso l'ex Macello cittadino che è una struttura solo di poco successiva a quella padovana (1908) e con un'architettura straordinariamente simile.
La collezione è stata intesa fin dall’inizio come Museo ma, su ispirazione di Silvio Ceccato, amico di Piva e famoso studioso di cibernetica e della mente, non doveva essere soltanto una mera esposizione di macchine, pur molto preziose e interessanti, bensì un’occasione didattica di riflessione sulle ricadute sociali, politiche ed economiche dei progressi dell’informatica nella nostra forma mentis e nella nostra società. Inoltre, essendoci molto materiale doppio e/o multiplo, c’era il progetto di realizzare un laboratorio organizzato con un percorso socio-cronologico, da mettere a disposizione delle persone interessate a studiare le macchine dal vivo, sperimentare e, quando possibile, anche intervenire e recuperare in funzione gli strumenti, diventando così parte integrante del Laboratorio Culturale della CLAC.
A fasi alterne questo materiale è stato disponibile per le visite e lo studio sia da parte di esperti e appassionati che da parte delle scolaresche che, negli anni, sono intervenute con centinaia di studenti in decine di visite guidate. Alcune decine di elaboratori tra i più recenti sono stati oggetto, nei primi anni Duemila, di uno specifico progetto di recupero funzionale denominato ReFun tramite la descrizione dettagliata dell'elaboratore e della tecnica di recupero utilizzata e quindi tramite l'installazione di moderno Software Libero.